giovedì 11 agosto 2011

Ancora sulla Cappella della Madonna della Neve

Il perchè è presto detto. E' il riferimento delle nostre ricerche, poichè di fronte a tale Cappella vi era la cosiddetta Taverna Nuova (dei Padri Cassinesi, 'e muonace 'e Cassine, per intederci...).
Pertanto, quasi sempre le due cose vanno a braccetto: se faccio delle ricerche sulla Cappella mi ritrovo qualcosa sulla Taverna e viceversa.

E' chiaro che il nome della frazione Tavernanova deriva dalla Taverna Nuova gestita dai monaci. Ed è proprio tale taverna che costituiva il luogo di riferimento per chi viaggiava sulla strada Regia delle Puglie.
Ed era anche un punto fondamentale di informazione.

A proposito della Cappella, riporto quanto ritrovato in un recente documento della diocesi di Nola, che potete scaricare integralmente qui (G.Basile - A.Esposito "Pomigliano sacra: parrocchie-chiese-cappelle",2010):

La Cappella della Madonna della neve si trovava sulla Strada Regia, attuale via Nazionale delle Puglie.
Descritta nelle Sante Visite come cappella pubblica, mantenuta con le elemosine e tenuta da un curato economo che amministrava le anime di Licignano, essa era ritenuta una chiesa succursale dell’unica Parrocchia di San Felice in Pincis in Pomigliano. Quando fu eretta la seconda Parrocchia di Santa Maria delle Grazie, la Cappella di Tavernanova, dedicata a Santa Maria della Neve, fu riconosciuta sua rettoria con Bolla Vescovile del 5 ottobre 1856.
Nell’Apprezzo della Terra di Pomigliano, redatto nel 1750 dal notaio Ranucci per la vendita dei beni della famiglia Strambone, è riportata la Descrizione cappella della Madonna della neve, dirimpetto la Taverna Nuova: «La cappella sta situata su la Strada Regia di rincontro al taverna nuova e proprio nelle case che sono in sterminamento di Pomigliano, e consiste in una porta quadrata per la quale si entra nella medesima che è coverta con lamia a botte con lunette e col suolo d’astrico, tiene il suo altare di fabbrica e legno in testa col quadro della Beata Vergine sotto il titolo della neve, ed è mantenuta da padri di S. Severo di quella città, che ne hanno la proprietà, e vi fanno celebrare ogni festa».

Per concludere, ho ricevuto da mia sorella due foto scannerizzate che ritengo appartenere al libro di Don Carlo Cicala , "Casali Novo intus arcora", ed. Manna. Le foto sono relativa alla Masseria di via Zi Carlo, risalente al secolo sedicesimo. Le foto dovrebbe essere di una quarantina di anni fa.

Ingresso Masseria Marchesi Torre, anni '70

Panoramica Masseria Marchesi Torre, anni '70

Buone ferie a tutti!

3 commenti:

  1. salve vorrei avere ulteriori informazioni sulla chiesa , a chi posso rivolgermi?

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  2. Ciao, dipende dalle informazioni.
    Informazioni storiche le può trovare in questo blog. Informazioni invece "legali" sono da richiedere alla Curia Vescovile di Nola o, quantomeno, al parroco della Chiesa Parrocchiale don Carlo Cicala.
    Grazie e a presto

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  3. La chiesa ,ovvero la chiesetta, o cappella, perché di questo di tratta, è sulla sinistra di via Nazionale, direzione Av-Na, di fronte al Palazzo Gaudioso, i cui locali sotto gli archi ospitavano la Taverna Nova. I proventi di questa locanda afferivano ai censi dei Benedettini di Napoli, e le vettovaglie ivi servite provenivano da una delle 23 masserie su cui poteva contare «il Real Monistero di S.to Severino, e Sossio di Napoli, nei terreni tra Somma Vesuviana e la Taverna Nova insita sulla via Regia delle Puglie». Molti rendiconti dell'Ordine di fine '600 delineano attività e ampliamendo dell'area della taverna.
    «Adì 24 detto [gennaio 1692] ricevuto per mano di f. Laberto e sono per prezzo di quattro carra di Lacrima di S. Anastasio venduta al Tavernaro della Taverna nova nel mese di luglio prossimo passato 1691 alla raggione di docati venti il carro, e si pigliò sin a questo tempo a pagarli;». E ancora «...anco vi ne sono altre moggia quarantacinque, vecino alla Taverna Nova dalla parte superiore, che si va alla città di Napoli, dove gl’anni passati, che fu, verso l’anno 1695, l’istesso Monastero ci fabricò un altro continimento di case, per maggior commodità del personale.»

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